08/02/15
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Il computer e le analisi del dna riscrivono la vita di Tutankhamon
Le nuove rivelazioni emerse dalle indagini condotte dal noto egittologo Zahi Hawass

La ricerca in un documentario in onda su Discovery Channel in due
puntate, sabato 8 e sabato 15 maggio

MILANO - Il mitico re Tut, il faraone Tutankhamon, non è figlio
della bellissima Nefertiti, bensì della assai meno leggendaria Mummia
KV35YL. Inoltre, ha avuto due figlie, nate morte dalla sorellastra
Ankhesenamon, i cui feti sono stati trovati in una tomba nella Valle dei
Re. E ancora: il faraone morì di una forma di malaria associata alla
Malattia di Kohler, una patologia rara che distrugge il tessuto osseo,
in particolare quello del piede. Sono queste alcune delle più recenti
rivelazioni sulla vita e la morte di Tutankhamon, emerse dalle indagini
condotte dal noto egittologo Zahi Hawass. Indagini che hanno lasciato il
terreno dell’archeologia classica per abbracciare le moderne tecniche
di indagini forensi, le stesse che vengono utilizzate dalle polizie
scientifiche di tutto il mondo e rese celebri da serie tv tipo Csi, che prevedono l’utilizzo di
computer e analisi genetiche. E proprio dai campioni del dna del faraone
sono giunte molte delle risposte che la storia attendeva da secoli.
Questa lunga e intesa fase di ricerca è ora un documentario che va in
onda per la prima volta in Italia su Discovery Channel (canali 401 e 420
di Sky) in due puntate, sabato 8 e sabato 15 maggio.


IL DOCU-FILM - Un documentario che porta la firma di Brando
Quilici (ascolta
l'intervista
), regista documentarista italiano, figlio del
grande Folco Quilici, che ha trascorso lungo tempo al fianco di Hawass
documentando minuziosamente ogni momento saliente, dall’apertura del
sarcofago (Guarda
il video)
ai prelievi dei campioni organici per le analisi
genetiche
(Guarda il video)
. «Tutankhamon, la verità svelata», così si
intitola il docu-film, è dunque una testimonianza in presa diretta di
una ricerca su un personaggio che ancora oggi appassiona il mondo. Il
viaggio del dr Hawass è stato ripreso passo dopo passo, dai polverosi e
imprevedibili scavi sul campo all’incontaminato laboratorio del dna. La
ricerca ha visto la partecipazione di un team internazionale di esperti
del settore ed è stata pubblicata in dettaglio su Jama (The Journal of
the American Medical Association). Non è la prima volta che Brando
Quilici lavora al fianco di Zahi Hawass. Già nella precedente produzione
il documentarista italiano e lo studioso egiziano avevano collaborato
nel progetto che ha portato a identificare la cosiddetta «regina
perduta», Hatshesput, la più grande regina dell’antico Egitto. Nella
prima parte del nuovo documentario, viene seguita la fase
dell’estrazione del Dna, mai effettuata prima d’ora, sulla mummia di
Tutankhamon, con la messa in moto di tutti gli studi trasversali per
determinare la famiglia del «re bambino». La seconda parte è invece
incentrata sulle ricerche che hanno portato a scoprire le cause della
morte del faraone e su come le nuove informazioni sono in grado di dare
una nuova visione sul suo regno e sulle sue gesta da leader politico,
religioso e militare. Insomma, un deciso balzo in avanti da quando nel
1922 la tomba di re Tut venne scoperta nel 1922 da Howard Carter e
nessuno si sarebbe mai immaginato che la scienza e l’archeologia
avrebbero potuto insieme dare le risposte alle domande della storia.


Redazione online

08 maggio 2010(ultima modifica:
09 maggio 2010)

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